domenica 15 febbraio 2015

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Goliardia_uac/Speciale Ammende

Il comportamento esemplare degli Audaci Seguaci in questa stagione resterà nella storia. Maturità e intelligenza hanno bloccato l’inutile versamento di soldi per le multe, spesso esagerate, che infligge la Lega Nazionale Dilettanti. Presunti sputi che non sono nemmeno arrivati a destinazione. Ecco il testo dell’Ammenda di euro 160 al Cervinara: “propri sostenitori, ad inizio gara, accendevano sugli spalti diversi fumogeni. A fine gara, gli stessi sostenitori, lanciavano all’indirizzo dell’arbitro diversi sputi, senza attingerlo”.
Spulciando in rete ti ritrovi con una nota di qualche anno fa, dedicata alle squadre caudine, una sorta di sfida nella sfida. Ammenda di euro 400 al Cervinara: “propri sostenitori, in campo avverso, al 40′ del secondo tempo, lanciavano sputi all’indirizzo dell’ a.a. e dei calciatori della squadra avversaria, colpendoli più volte al volto e al corpo, reiteravano tale atteggiamento fino alla fine della gara”. Ammenda di euro 210 al Montesarchio: “propri sostenitori, durante il primo tempo, rivolgevano frasi ingiuriose e minacciose ad un calciatore avversario, inoltre, in occasione delle reti della propria squadra, accendevano sei fumogeni ed a fine gara facevano esplodere in tribuna un petardo di notevole intensità”. Onore all’irriducibile Martinaro presente: Ammenda di euro 150 al San Martino Valle Caudina: “proprio sostenitore, durante l’intervallo ed a fine gara ingiuriava e minacciava la terna arbitrale”.
Passiamo alle ammende storiche, purtroppo. Ecco le decisioni del giudice sportivo in seguito agli scontri avvenuti dopo la partita tra Vis Ariano e Cervinara: Euro 600,00 CERVINARA (con obbligo di disputa, a porte chiuse, di una gara interna) Propri sostenitori, nel corso della gara, facevano esplodere cinque petardi, dei quali due sul terreno di gioco senza arrecare conseguenze; al 36' del secondo tempo, la gara veniva interrotta per circa 3' per accenno di rissa tra i calciatori di entrambe le società. A fine gara, propri sostenitori lanciavano all'indirizzo dei sostenitori locali, pietre, bottiglie di plastica e lattine, una di queste pietre colpiva alla nuca un commissario di campo, procurandogli una ferita con fuoriuscita di sangue; a fine gara, uno di questi sostenitori entrava sul terreno di gioco, strappando uno striscione dei tifosi locali dandogli fuoco; a fine gara, persona non identificata, entrava nello spogliatoio arbitrale ed ingiuriava l'arbitro. Euro 220,00 VIS ARIANO CALCIO Propri sostenitori, nel corso della gara, accendevano quattro fumogeni; al 36' del secondo tempo accennavano ad un tentativo di rissa, causando la sospensione temporanea della gara per circa 3 minuti. Propri sostenitori, a fine gara, in reazione al lancio lanciavano pietre e bottiglie di plastica vuote, contro i sostenitori della squadra ospite.

Il massimo del clamore nazionale risale esattamente a tre anni fa. Sulle colonne de Il Fatto Quotidiano, a firma di Vella, uscì un simpatico articolo su questo stile goliardico di rovinare le casse delle proprie società calcistiche. Nel Paese delle mille moviole e dei processi del lunedì si deve essere armati davvero di tanta pazienza per armarsi di fischietto e cronometro e arbitrare le partite di calcio. Chi sogna di diventare Collina, ad esempio, deve sapere che prima di arrivare al mondo dei professionisti sarà costretto a passare per quella dimensione parallela che è il calcio dilettantistico. Dai comunicati disciplinari emanati dai giudici sportivi delle delegazioni regionali della Lega calcio, infatti, si capisce di essere in un mondo a parte, in cui anche l’anziano massaggiatore può trasformarsi in un accanito ultras. Ce n’è per tutti i gusti. Una sezione a parte meriterebbero le multe che vengono comminate per le intemperanze dei tifosi, in qualche caso davvero originali. Quelli del Pompei, ad esempio, “al ventesimo del secondo tempo bagnavano con dell’acqua il direttore di gara”. Intento simile dovevano avere i giocatori della Palmese, che “lanciavano diverse bottiglie di plastica verso l’arbitro, senza colpirlo”. Per quanto riguarda i tifosi e le multe per i loro comportamenti, vanno per la maggiore gli sputi, le minacce nei confronti del direttore di gara, l’uso di fumogeni e fuochi d’artificio e le offese tra tifoserie. Ma c’è anche di meglio, la formazione irpina del Cervinara che nella stagione 2000/2001 si vide comminare una multa poiché, sul campo del San Giorgio del Sannio, “propri sostenitori lanciavano vino all’indirizzo dell’assistente arbitrale”. Anche i dirigenti sono spesso al centro delle valutazioni della giustizia sportiva. Spesso si tratta di facinorosi, ma talvolta anche di persone dotate di una buona dose di spirito cavalleresco. Come quello di un esponente di squadra casertana che “a fine gara si introduceva nello spogliatoio dell’arbitro inveendo contro di esso e percuotendo i suoi oggetti perché a suo dire in questo modo evitava di percuotere il direttore di gara”. Ai ‘suoi oggetti’ non doveva tenere molto Giovanni Garofalo, dirigente del Napoli Sanità, colpito dall’inibizione a svolgere ogni attività sportiva poiché “ingiuriava e minacciava l’assistente arbitrale e inoltre gli lanciava contro un telefonino”. Molte volte, inoltre, sono futili le motivazioni che causano la rabbia dei dirigenti: “A fine gara – si legge in un altro referto arbitrale – il dirigente si introduceva di forza nello spogliatoio del direttore di gara, colpendolo con un calcio e con schiaffi al volto richiedendo di cancellare l’ammonizione ad uno dei suoi tesserati”. Partita persa invece per la squadra juniores del Montesarchio, in provincia di Benevento, poiché “all’atto dell’assegnazione di un calcio di rigore della squadra avversaria, un dirigente entrava in campo portando via il pallone, affermando che fosse suo e non si dovesse più giocare”. L’educazione, spesso, è rara anche nei protagonisti principali, i giocatori, sebbene in alcuni casi qualche segno di ravvedimento c’è: “Il calciatore – questo il rapporto del direttore di gara – dopo essere stato espulso si rifiutava di abbandonare il terreno di gioco, ingiuriando l’arbitro e cercando di colpirlo con calci e pugni, non riuscendovi perché trattenuto dai compagni. Dopo aver lasciato il campo e preso posto sugli spalti continuava a ingiuriare e minacciare il direttore di gara. A fine partita, introducendosi nello spogliatoio dell’arbitro lo pregava, con fare gentile, di cancellare la sanzione e di non scrivere nulla dell’accaduto”. Tre giornate di squalifica per lui: avrà avuto il suo peso il “fare gentile”. Tre gare di squalifica anche per il calciatore Salvatore Pace, del Senise, in Basilicata. Cosa ha fatto? “Appoggiava la testa a quella dell’arbitro, senza conseguenze”. Più lunga l’assenza dai campi di gioco quando invece le conseguenze ci sono. Non solo per l’arbitro, però, ma anche per gli strumenti del mestiere. In Toscana, ad esempio, a un giocatore del River Pieve, Francesco Vecchi, il giudice ha affibbiato due anni di squalifica, poiché “improvvisamente – afferma la motivazione – lo colpiva violentemente all’avambraccio facendogli cadere a terra il fischietto e lo calpestava con rabbia”. Sette gare di squalifica invece per Alfonso Panico, calciatore dei casertani del Teverola, poiché “a fine gara, rivolgendosi al pubblico, abbassava i pantaloncini, mostrando le proprie nudità in segno di scherno”. Tentava probabilmente di emulare Eric Cantona, invece, Fabio Aglione, calciatore della Vis Capua, squalificato per tre partite “per essersi aggrappato alla rete di recinzione e tentato di colpire con uno schiaffo un tifoso ospite, reo di averlo insultato”. Minacce, botte e intemperanze non mancano nei campionati giovanili: anche in quei casi i giudici hanno il loro bel da fare per comminare sanzioni a bambini, ai loro allenatori spesso violenti nei confronti dei direttori di gara e agli ultras, ovvero i genitori che si infiammano nel vedere i figli all’opera. Se è chiaro che esiste un lato comico causato dall’indisciplina nel calcio “pane e salame” è anche vero che è sottile il confine tra comicità e tragedia: sono all’ordine del giorno vere e proprie aggressioni agli arbitri, botte tra i tifosi, che sfociano in eventi come la morte di Ermanno Licursi, dirigente di una squadra calabrese di terza categoria, ucciso in una rissa negli spogliatoi. Champion’s League o Terza Categoria, Giovanissimi o Over 60 il calcio in Italia infiamma troppo. E nemmeno la religione aiuta: una tremenda rissa ha macchiato perfino la Clericus Cup, il torneo del Vaticano.
Gli Ultras Cervinaresi si superarono in stile. Lancio di vino. UAC: Unici Audaci Cervinaresi!

Secondo alcune voci, che non trovano conferma, la stessa Lega infiltra nelle gradinate dei tifosi propri tesserati che steccano la multa con l’arbitro. In esclusiva abbiamo una confessione di una giacchetta nera sospesa dal servizio nel silenzio generale. Ha da poco appeso la giacchetta al chiodo e il suo sfogo è un disperato urlo di aiuto. Goliardico. 

“Noi arbitri siamo disperati. C’è poco lavoro e la crisi non ci lascia respirare. Siamo anche noi esseri umani e sbagliamo. Tutti ci gridano contro, anche le nostre mogli fedeli, che non digeriscono il Cornuti Cornuti che in tutti gli stadi d’Italia, dalla seria A agli Amatori, ci piove addosso. Così con alcuni amici ex guardialinee, abbiamo organizzato l’operazione Sputo Amico. A fine gara alcuni ex guardialinee, che per anni ne hanno prese di tutti i colori, simulano i tifosi ostili alla perfezione. Anni e anni di sputi alle spalle e sulle spalle ora hanno un perchè. Loro prendono il 20% a sputo, più un bonus di 100 euro a schiaffo. Con lo Sputo Amico noi arbitri ci facciamo sputare ben volentieri, perché già conosciamo quel tipo di saliva, appunto amica. In questo modo noi riusciamo a sopravvivere e diamo una mano agli sportivi disoccupati. Sputateci sopra, con questi tempi che corrono. Io ho mollato e i miei colleghi, per ringraziarmi del lavoro svolto, mi hanno sputato in faccia”.

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